Monte - RosaCoste della Sesia d.o.p. rosato
Scarica scheda tecnicaMonte - BiancoColline novaresi d.o.p. bianco
Scarica scheda tecnicaMonte - RossoColline novaresi d.o.p. nebbiolo
Scarica scheda tecnicaDa sempre allusione della meta, ardua da raggiungere e proprio per questo tanto ambita. L’obbiettivo della famiglia Pasquero Elia è sempre stato quello di essere grandi interpreti del Nebbiolo.
L’esperienza con il Nebbiolo la si coltiva da secoli nelle famiglie Pasquero Elia e Bianchi, ora siamo pronti ad espandere la nostra sensibilità verso nuove vette. L’esperienza recente ha portato la famiglia Pasquero Elia alle pendici delle Alpi. Climi sempre più incerti, aridi e caldi, ci hanno spinto verso una zona più fresca e piovosa. Per preservare quello che da sempre è simbolo di un grande vino di territorio: il sottile equilibrio tra complessità e finezza.
Il nebbiolo lo immaginiamo come una grande montagna, tra le più imponenti che si possano affrontare. Essa può essere scalata da più versanti, ma la vetta rimane la medesima. Quando la si raggiunge: il Nebbiolo è in grado di dare vini profondi come i dirupi, freschi come le sferzate di vento, ma soprattutto emozionanti nella loro personalità. Noi crediamo che in fondo tutti possano davvero emozionarsi dalla vetta di una montagna, allo stesso modo può emozionare un grande Nebbiolo.
L’ascesa lungo il versante è la parte più entusiasmante del viaggio. È la fine interazione tra l’esperienza nel leggere il territorio e la conoscenza del nostro potenziale e dei nostri limiti.
Immersi nei boschi, vigneti circondati da alberi e da una natura incontaminata esigono rispetto e si integrano in quello che è il ruolo del contadino, quello di essere in equilibrio tra l’ordine desiderato e il disordine generato dalla natura. Manifestando quindi questa tensione nell’autenticità del frutto raccolto.
La lavorazione è atta a preservare questa tensione, metodi tradizionali di vinificazione, minimo intervento e grande cura, per esprimere la precisione di questi terroir. I vini più precoci mantenuti in cemento con i propri lieviti più fini. Quelli atti alla maturazione in botti come da tradizione. Una tradizione che non vuole presentarsi come pura preservazione del passato, ma in un costante impercettibile movimento.
Il terroir di quest’area e fondamentalmente espressione di diversi elementi:
- L’imponente catena alpina del Rosa in grado di proteggere ed influenzare il clima in contrasto con la pianura sottostante.
- Il suolo prevalentemente generato dall’erosione e dalla sedimentazione di un antico Supervulcano e delle Alpi circostanti.
- La sesia, fiume che ha eroso e influenza costantemente il territorio ed il clima circostante.
- Terreni acidi e con poco suolo.
A Gattinara i vigneti crescono tra terreni originati 280 milioni di anni fa. Tra porfidi con incursioni di graniti, calcari, quarziti, scisti, arenarie, sabbie e vulcaniti.
A Ghemme e Sizzano invece sono terreni posti su di un altopiano più recente formatosi 475 e 360 mila anni fa, composte da ciottoli risultanti dallo smantellamento della catena alpina e amalgamati dalle argille proveniente da queste alluvioni antiche.
Sublime è tensione tra meraviglia e terrore. Questa è per noi l’emozione che ha guidato i nostri passi in queste terre ed ispirato J.M.W. Turner quando percorreva le Alpi a ritrarre i suoi paesaggi e fenomeni. Queste cime e la natura irrefrenabile sono coloro che lo hanno rapito nelle sue traversate.
Quindi quale migliore rappresentazione se non una manifestazione di questa emozione. Se il sublime potesse essere mediato dal gusto e dall’olfatto sarebbe quello a cui noi ambiremmo.
VITICOLTURA:
La nuova gestione dei vigneti ha l’intenzione a riportare un equilibrio in vigna, tramite un intervento ragionato in modo da preservare la dinamica del rapporto vite-suolo-microfauna, già garantita dalla grande biodiversità che caratterizza le zone dei vigneti nel vercellese e novarese. Uve di Nebbiolo raccolte prima della maturazione completa di provenienza mista, da suoli composti da porfidi o terreni alluvionali di origine vulcanica e alpina. Situate in alture tra i 300 e i 380 metri. Da vigne di almeno 20 anni.
VINIFICAZIONE:
L’obbiettivo è un grande vino territoriale, fermentazione in vasche di cemento, invecchiamento in cemento con fecce fini per 6 mesi. La finalità è sviluppare la complessità del nebbiolo soppesando la freschezza di questi vini pseudo-alpini. Prodotte: 2.300 bottiglie
Sublime è tensione tra meraviglia e terrore. Questa è per noi l’emozione che ha guidato i nostri passi in queste terre ed ispirato J.M.W. Turner quando percorreva le Alpi a ritrarre i suoi paesaggi e fenomeni. Queste cime e la natura irrefrenabile sono coloro che lo hanno rapito nelle sue traversate.
Quindi quale migliore rappresentazione se non una manifestazione di questa emozione. Se il sublime potesse essere mediato dal gusto e dall’olfatto sarebbe quello a cui noi ambiremmo.
VITICOLTURA:
La nuova gestione dei vigneti ha l’intenzione a riportare un equilibrio in vigna, tramite un intervento ragionato in modo da preservare la dinamica del rapporto vite-suolo-microfauna, già garantita dalla grande biodiversità che caratterizza le zone dei vigneti nel vercellese e novarese. Uve da vigneto autoctono bianco innominabile, raccolto a maturazione completa nei terreni di Sizzano nella zona del Mot Gianin, da suoli composti da terreni alluvionali di origine vulcanica e alpina. Situato in altura a 300 metri. Da vigne di almeno 25 anni.
VINIFICAZIONE:
L’obbiettivo è ridare luce a questo vino territoriale, fermentazione in vasche di cemento, invecchiamento in cemento con fecce fini per 9 mesi. La finalità è lasciare emergere il prestigioso carattere di questo bianco che porta con la sua verticalità le sensazioni del suo fresco clima. Prodotte: 3.300 bottiglie
Sublime è tensione tra meraviglia e terrore. Questa è per noi l’emozione che ha guidato i nostri passi in queste terre ed ispirato J.M.W. Turner quando percorreva le Alpi a ritrarre i suoi paesaggi e fenomeni. Queste cime e la natura irrefrenabile sono coloro che lo hanno rapito nelle sue traversate.
Quindi quale migliore rappresentazione se non una manifestazione di questa emozione. Se il sublime potesse essere mediato dal gusto e dall’olfatto sarebbe quello a cui noi ambiremmo.
VITICOLTURA:
La nuova gestione dei vigneti ha l’intenzione a riportare un equilibrio in vigna, tramite un intervento ragionato in modo da preservare la dinamica del rapporto vite-suolo-microfauna, già garantita dalla grande biodiversità che caratterizza le zone dei vigneti nel vercellese e novarese. Uve di Nebbiolo e Vespolina (7-10%), raccolto a buon grado di maturazione nei terreni di Sizzano nella zona del Mot Gianin, da suoli composti da terreni alluvionali di origine vulcanica e alpina. Situato in altura a 300 metri. Da vigne di almeno 35 anni.
VINIFICAZIONE:
L’obbiettivo è trasmettere il senso del nebbiolo di queste zone, nella sua accezione e complessità data dalla co-fermentazione con altre bacche rosse. Questa avviene in vasche di cemento, invecchiamento in cemento con fecce fini per 9 mesi. La finalità è lasciare che la dinamica di questo vini si sprigioni, sconvolgendo il bevitore per la sua identità. Prodotte: 2.600 bottiglie
La famiglia Bianchi è parte intrinseca della storia dei vini dell’Alto Piemonte. Giuseppe Bianchi, classe 1904, affermò che suo nonno consegnò al senatore Giovannetti alcune delle proprie bottiglie poi commentate da Cavour: …Confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. [Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa pregio ai vini di Francia, e manca generalmente ai nostrani, il bouquet.] Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello del Bordeaux, bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe località gode la primizia su tutti i vini di Francia… Nel 1876 inizia a imbottigliare regolarmente e tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 godette del prestigio cui l’alto Piemonte conosceva nell’Italia del tempo. Le generazioni si susseguirono e la grande svolta avvenne con Giuseppe Bianchi. Gran lavoratore e visionario. Nel paese si narrava che “Sulla collina si aggira il demonio che lavora in vigna di notte”* Ma il prevosturo svelò presto la natura del demone, che non era affatto altri che Giuseppe Bianchi che con la torcia appesa, non perdeva tempo. La sua visione portò l’azienda a rinnovarsi e scommettere sulle varie denominazioni dell’area e sulla bellezza della varietà del Nebbiolo di questi terroir. Oggi la figlia Eva con i suoi figli Paolo e Roberto hanno deciso di ridare luce a questo storico progetto famigliare unendosi ad un’altra storica famiglia del vino piemontese: la famiglia Pasquero Elia.
Famiglia Pasquero Elia
Conducono l’azienda Paitin da 8 generazioni e hanno fatto del Barbaresco di Serraboella la propria bandiera. Dal 1796 ad oggi non hanno mai abbandonato l’idea che Barbaresco sia uno dei vini e delle terre più pregiate del Belpaese. Quest’opportunità di esprimere il nebbiolo di territori diversi è stata un’occasione unica e imperdibile. Il savoir-faire acquisito unito a climi e terreni diversi permetterà a questa firma di puntare ad espressioni di Nebbioli ancora più raffinate.
Le due famiglie insieme contano secoli di storia e in un mondo che cambia, questa conoscenza è un valore inestimabile. Visti i nuovi orizzonti ambientali e culturali ambe le famiglie pensano che insieme possano portare questo vitigno verso nuove cime. Spesso la risposta che ci aspettiamo nel futuro è scritta nelle pagine del passato.
L’azienda ha a disposizione 10 ettari di terreno tra le colline di Sizzano, Ghemme e Gattinara. Luca, Giovanni, Silvano Pasquero Elia assistiti da Bianchi Eva e il figlio Paolo insieme ad alcuni ragazzi delle colline del Sesia e della cantina in Neive sono le persone dietro a questa rinata azienda.